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Mi canti nella bocca

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mi canti nella bocca
la tua estate,
la rotta 
ariosa delle nuvole
sopra 
la bonaccia,
l
assolato sogno
che si mostra intero
 sempre luminoso 

il fabbricare delle api
dentro il favo,
una febbrile danza

che va da fi
ore a fiore,
nellombra della sera
il lusso 
concesso della rosa
 il suo profumo 

 

 Laura Turra - 31/05/2020 07:09:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Gil, ti dico grazie dal cuore, anche se è poco per l’attenzione che dedichi ai miei versi.
Porti sempre un’emozione. Ti abbraccio anch’io.

 Gil - 30/05/2020 19:17:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Leggendo ultimamente alcune pagine introduttive della stessa Spaziani ad un suo libro, la medesima Poetessa spiegava come fosse passata da forme chiuse a sperimentalismi, in una varietà compositiva del fare poesia (questo almeno mi pare di aver compreso leggendola: non ho citato, ma ricordato a memoria alcuni concetti: ogni inesattezza sia accolta con clemenza); ma perché ho citato la Spaziani in tal senso? Perché credo sia il riferimento autorevole che in qualche modo spiega e conforta anche i poeti di oggi, quelli ancora in cammino ovvero ancora nei fasti gestatori di un’evoluzione che un giorno si compirà perfettamente in sé alla luce. E questo testo della Turra, seppure non si allontani dai suoi "luoghi" ed immagini consueti, segnala tuttavia questa tensione di ricerca, di studio, di apprendimento e appunto di sperimentalismo. Troviamo effettivamente l’iniziale minuscola nell’incipit, che vuol dire, per una poetessa come la Turra così come la conosciamo, aver vinto quell’intimo senso del pudore e del nascondimento, non per una convenzione all’effimero apparir o per il tentativo di accattivarsi la simpatia di nuovi lettori, quanto lontana ci appare Laura da queste mondanità, che pure affliggono non pochi autori, poeti o aspiranti tali, ma per quella spinta vocazionale che la porta ad amare la Poesia in un modo simile all’anelito d’Assoluto che abita l’umano. Non sarà un caso che anche l’ouverture risuoni potente, in un dirsi in un certo modo inconsueto per una poetessa che conosciamo mite ed umile, ancorché le due qualità non adombrino la sua bravura ed il suo talento, e con chiavi interpretative contigue e complementari, quando l’afflato relazionale nasce nell’umano e sfiora il mistico.

Un forte abbraccio

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